Avevo scritto un bel post ironico su san valentino raccontando come l'avevo passato tempo fa con chi aveva la (s)fortuna di starmi accanto in quel periodo.
Ma ora mi sento di parlare d'altro. Purtroppo.
Sono un appassionato di sport.
Non solo del gesto o della prestazione in sè ma anche, soprattutto, dell'uomo che sta dietro questo gesto.
Mi incuriosisce sapere chi sono, da dove vengono e come vivo gli sportivi che riescono ad infrangere dei limiti che per noi umani "normali" rappresentano il fascino e l'utopia dell'inarrivabile.
Perchè scrivo oggi questo post?
Perchè San Valentino è diventato nuovamente tragico per chi è appassionato di sport.
Nove anni fa scompariva Marco Pantani, piccolo grande uomo che ha saputo rialzarsi molte volte dopo esser caduto ripetutamente a causa della sfortuna degli eventi.
Tranne l'ultima volta in cui il buio si è fatto opprimente e pesante e le forze non sono più state sufficienti per rialzarsi. Tutto finì in una fredda e anonima camera d'albergo, in compagnia della solitudine e dei fantasmi, sotto forma di polvere bianca.
Stanotte un altro evento è destinato a diventare tristemente indimenticabile.
Come l'uomo che è entrato nella leggenda dell'atletica.
Oscar Pistorius, detto "blade runner", atleta disabile che, dopo aver vinto tutto, ha dimostrato al mondo intero come una persona diversamente abile possa gareggiare assieme ai normodotati ed essere competitivo.
Oscar, 26 anni, ragazzo dal sorriso dolce che vedevamo spesso dalle nostre parti mentre si allenava, ha ucciso con 4 colpi di pistola la sua fidanzata.
Dice di averla scambiata per un ladro che stava entrando nella sua villa. Gli inquirenti sembrano non credergli.
Queste due storie rappresentano, a loro modo, come l'essere umano che punta ad abbattere dei record, possa dimenticarsi della propria essenza o comunque, della delicatezza dell'animo o della fragilità dello spirito.
Oggi è San Valentino.
Il giorno degli innamorati.
Ma noi, singole persone, prima di amare gli altri, vogliamo bene a noi stessi?
Voler bene a noi stessi non significa idolatrarci senza sè e senza ma.
Significa prima di tutto conoscerci, capire punti forti e punti deboli, in modo da saper illuminare i lati bui del nostro carattere e, magari, non farci sorprendere da quel demone che piano piano si potrebbe far strada dentro di noi fino a diventare il nostro esecutore.
E sono triste perchè, io, a Oscar e a Marco, mi ci ero affezionato davvero.